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Il contesto

La società del rischio: volatilità economica, incertezza politica e innovazione tecnologica.

La nostra società è sempre più definita dalla presenza e dalla gestione del rischio. Viviamo in un mondo globale, interconnesso e in continua evoluzione, dove la volatilità economica, l’incertezza politica e la rapida innovazione tecnologica generano rischi e incertezze.

Rischio e Incertezza: quali sono le differenze?

Un esempio può essere quello di lanciare una moneta. Sai che può uscire testa o croce, e sai che la probabilità di ogni faccia è 1 su 2.   

In ambito finanziario: investire in un titolo azionario comporta un rischio che è ritenuto calcolabile, perché puoi stimare la volatilità e la probabilità di guadagno o perdita basandoti su dati storici con una buona approssimazione (ma non esatta).

Ad esempio, lanciare un nuovo prodotto sul mercato. Non puoi sapere con certezza tutti i fattori che influenzeranno il suo successo (moda, regolamenti futuri, crisi impreviste, ecc.), né assegnare probabilità precise a ciascun scenario. L'incertezza è tipica di situazioni nuove, uniche, complesse o non ripetibili.

A tal proposito, Ulrich Beck, nel suo libro "La società del rischio"1, ha teorizzato che il rischio non è più solo una condizione naturale (per esempio, il rischio di pioggia) ma una costruzione sociale che permea tutti gli aspetti della vita quotidiana. I cittadini sono quindi chiamati a fare i conti con il rischio costantemente.

Ad esempio, in riferimento all’Italia, se prima lo Stato offriva numerose garanzie di welfare che intervenivano di fronte a episodi di malattia, infortuni, o in relazione al pensionamento, esse oggi sono significativamente ridotte a fronte di un mercato del lavoro caratterizzato da meno contratti a tempo di lavoro indeterminato, maggiori incertezze dello scenario occupazionale e un allungamento della speranza di vita alla nascita, pari a 83,1 anni nel 2023 (sei mesi di vita in più sul 2022) 2. Ecco perché in questo scenario la gestione del rischio è diventata una competenza fondamentale per l’individuo, in particolare nel settore finanziario e imprenditoriale.

 

 

 

 

 

Le cause del fenomeno

Psicologia, cultura ed economia hanno un ruolo centrale nel determinare
il divario di genere

La letteratura scientifica indica che il fenomeno della minore propensione al rischio finanziario per le donne può essere attribuito a una combinazione di fattori psicologici, culturali ed economici, che variano da nazione a nazione (la differenza, di fatti, è contestuale e non universale). In particolare, nel caso dell'Italia, le principali cause della differenza di genere nella tolleranza al rischio finanziario sono le seguenti:

 

1. Socializzazione e norme di genere.

Fin da giovani, le bambine vengono spesso educate ad essere più caute, mentre i bambini vengono incoraggiati a prendere rischi.

Alle donne viene spesso insegnato a dare priorità alla sicurezza e alla stabilità e questo, unitamente a una tendenza di imitazione delle madri (loro in primis poco inclini al rischio) influenza il loro atteggiamento verso il rischio finanziario. Queste norme vengono rafforzate spesso anche nei percorsi di istruzione e nelle aspettative sociali. Per esempio, a scuola, una scarsa presenza di progetti di educazione finanziaria dedicati esplicitamente al tema della gestione del rischio finanziario acuisce tale cautela.

2. Divari di reddito e patrimonio.

In media, le donne guadagnano meno degli uomini (a causa di divari salariali, interruzioni di carriera, difficoltà a gestire il work-family balance ecc.). Pertanto, con meno risorse finanziarie, le donne possono avere una minore "capacità di rischio” in quanto possono permettersi meno di fare errori e quindi subire delle perdite. Pertanto, un patrimonio inferiore può rendere le donne più avverse al rischio per necessità, non per preferenza.

3. Fiducia e competenze finanziarie.

Gli studi mostrano che le donne spesso riportano una fiducia nelle proprie competenze finanziarie inferiore a quella degli uomini, anche a parità di conoscenze. Questo “divario di fiducia” può portare a maggiore cautela, anche laddove questo non risulterebbe “razionalmente” conveniente. Le donne tendono anche a riportare una minore autoefficacia finanziaria, anche quando le loro decisioni sono valide, tendendo infatti a delegarle. Questo può anche sfociare in episodi estremi di controllo delle finanze da parte della persona a cui viene delegata la gestione delle finanze che porta a fenomeni di violenza economica6.

4. Aspettativa di vita e obiettivi finanziari.

Le donne generalmente vivono più a lungo, quindi possono essere più preoccupate di preservare il capitale per una pensione più duratura ed essere pertanto meno propense al rischio. Poiché gestiscono il bilancio familiare e le spese correnti, possono dare maggiore priorità alla stabilità e alla sicurezza a lungo termine, rispetto alla crescita del patrimonio. Di fatto, il desiderio di pianificazione a lungo termine e di minore volatilità spesso contribuisce a scelte finanziarie più conservative.

5. Esperienze Passate e Discriminazione.

Esperienze negative (ad es. discriminazione nella consulenza finanziaria o in ambito lavorativo) possono minare la fiducia nei sistemi finanziari e rendere le donne meno interessate ai mercati finanziarie. Alcuni studi 7 indicano che le donne hanno maggiori probabilità di sentirsi ignorate o trattate con condiscendenza dai professionisti del settore, il che può portare a riluttanza nell’approcciarsi a strumenti finanziari più rischiosi. Anche un numero ridotto di donne “role-model” nella finanza o negli investimenti può ridurre il coinvolgimento o il senso di appartenenza.

 

 

 

Colmare il divario con conoscenza e consapevolezza

Una forte avversione al rischio finanziario da parte delle donne può rappresentare oggi un problema significativo, perché limita la loro possibilità di accrescere la propria ricchezza nel tempo. Chi evita il rischio tende infatti a investire in strumenti sicuri ma a basso rendimento, come i conti di risparmio, che nel lungo periodo possono anche minare la stabilità economica a fronte di periodi di forte inflazione.

Questo atteggiamento prudente può essere dannoso, soprattutto perché le donne vivono mediamente più a lungo degli uomini e quindi hanno bisogno di più risorse per la pensione. Inoltre, le donne guadagnano spesso meno a causa del divario salariale di genere e sono più soggette a interruzioni di carriera per motivi familiari, con un impatto negativo sui guadagni e sui contributi pensionistici. Essere troppo avverse al rischio significa dunque rinunciare a opportunità importanti per far fruttare il proprio denaro – opportunità che sarebbero fondamentali per compensare redditi più bassi e una vita più lunga. Tale comportamento è spesso legato anche a una mancanza di fiducia, influenzata da norme sociali e culturali che non incoraggiano le donne a gestire attivamente le proprie finanze.

 

L'educazione finanziara per ridurre l'avversione al rischio

 

In conclusione, un’eccessiva prudenza finanziaria può ridurre l’indipendenza economica e il potere decisionale delle donne. Nonostante le differenze di genere in ambito di propensione al rischio siano ancora marcate nel contesto italiano, il divario di genere nella tolleranza al rischio si riduce notevolmente quando si controllano fattori come reddito 9, istruzione, conoscenza finanziaria ed esperienza negli investimenti. Pertanto, l’educazione finanziaria delle risparmiatrici, il supporto costante di fonti affidabili di informazione e la fiducia nel o nella propria consulente sono strumenti chiave per tutelare e migliorare il benessere finanziario delle donne delle attuali e future generazioni.

 
 

 

 

 

Fonti:

  1 Beck U. (2013). La società del rischio. Verso una seconda modernità. Roma: Carocci (ed. or 1992).

  2  ISTAT (2023). INDICATORI DEMOGRAFICI | ANNO 2023.

  3  Banca d’Italia (2023). Indagini sull’alfabetizzazione finanziaria e le competenze di finanza digitale in Italia: adulti. Luglio.

 4  OECD (2023), “OECD/INFE 2023 International Survey of Adult Financial Literacy”, OECD Business and Finance Policy Papers, No. 39, OECD Publishing, Paris. 

 5 CONSOB (2024). Rapporto 2024 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane.

 6 Si veda anche l’articolo "Violenza economica in famiglia: conoscerla, prevenirla, combatterla".

 7 E Sesini, G., & Lozza, E. (2023). Understanding individual attitude to money: A systematic scoping review and research agenda. Collabra: Psychology, 9(1).

 8 Fonte Checksig e Doxa (2025). Rapporto di ricerca 2025.

 9 Baeckström, Y., Marsh, I. W., & Silvester, J. (2021). Financial advice and gender: Wealthy individual investors in the UK. Journal of Corporate Finance, 71, 101882.